IL REGNO DEI CIELI E’ QUI
Al tempo delle grandi domande, quando intorno ai vent’anni cominciai a chiedermi profondamente chi fosse Dio, quale strada potevo scegliere nella mia vita, quali desideri autentici il Signore metteva dentro di me, durante una marcia francescana verso il Perdono di Assisi, ci fu proposto di camminare meditando il Padre nostro. Fu lungo il silenzio di quei passi che intuii una verità forse logicamente scontata, ma esistenzialmente inaudita che mi toccò e mi commosse profondamente, cambiando radicalmente il mio sguardo sulla realtà e sulle relazioni.
“Padre nostro”: se Dio è Padre di tutti noi vuol dire che io sono sorella di tutti, vuol dire che tutti sono miei fratelli e mie sorelle. Consapevolizzare questa inequivocabile realtà, comprensibile solo nella fede di un Dio che è Padre, ha significato per me sentire come il Signore rispondeva a un desiderio che da sempre mi abitava e che fino ad allora non aveva ancora trovato compimento. Sono figlia unica e non ricordo un giorno della mia infanzia in cui non abbia desiderato avere un fratello o una sorella, credo di aver provato a chiederlo fino ai quindici anni, fino a quando mi resi conto che le condizioni biologiche perché i miei potessero avere un altro figlio si assottigliavano sempre di più e allora abbandonai la mia richiesta ostinata … ma il vuoto rimaneva come un dato di fatto.
Lungo il silenzio di quei passi accompagnati dal ripetere semplicemente “Padre nostro”, il Signore rispose al mio profondo desiderio con quel centuplo che non avrei mai potuto calcolare, né contenere… non un fratello o una sorella … ma tutti… tutti erano per me fratelli e sorelle!
E cominciai da quello stesso gruppo di giovani, frati e suore con cui camminavo, a guardare l’altro con gli occhi nuovi di chi sa che “tu sei mio fratello”, “sei mia sorella”, sei la sorpresa che Dio ha preparato per me, il Lui siamo già uno, una sola famiglia. Non importa se, quanto e come ci consociamo, io so che tu sei mio fratello, che abbiamo uno stesso Padre e per questo ti voglio bene, sei importante per me, mi fido di te ed è un dono meraviglioso incontrarti e condividere la mia vita con te.
Accanto a molte altre, questa è stata sicuramente una parola che ha segnato il mio cammino e la mia scelta vocazionale. Sono una suora francescana missionaria di Gesù Bambino, ho 35 anni e ho fatto la professione perpetua da un anno e mezzo. Oggi vivo a Perugia nella nostra fraternità formativa di postulato, proprio là dove si inizia a scoprire e a vivere la realtà del nostro essere figlie di uno stesso Padre come il legame più forte che ci unisce e che ci apre a condividere insieme tutta la nostra vita. Crescere dentro questo legame fraterno, non è affatto scontato e credo costituisca la nostra prima missione: imparare a riconoscerci e ad amarci da sorelle, “rendere ogni nostra fraternità un seconda casa di Nazareth, casa di pace, di preghiera, di semplicità, di fede, di carità, *di unione con Dio, di vera povertà, riponendo i nostri cuori nell’unico tesoro delle anime, Gesù, Maria, Giuseppe” (lett.44), così scriveva la nostra Madre fondatrice, Barbara Micarelli, all’inizio della sua esperienza di vita fraterna. Vivere il dono di questa appartenenza reciproca, entrare e abitare nella casa della fraternità è come penetrare lentamente dentro quella quotidianità nascosta che ha segnato il tempo più lungo e segreto della vita di Gesù in mezzo a noi.
A Nazareth, nell’umiltà di quella esistenza fatta di lavoro, di preghiera e di relazioni familiari, Gesù ha vissuto la missione di ritrovarsi e riconoscersi Figlio dell’unico Padre, fratello di ogni uomo e per questo mandato ad ogni uomo.
Ed è solo da quella casa, là dove sperimentare la salvezza che ci raggiunge proprio perché figli nel Figlio, che anche noi possiamo continuare a uscire con Lui, dietro Lui e in Lui per abitare la strada, per testimoniare l’amore vissuto e poter dire: in Gesù tu sei mio fratello, in Lui morto e risorto siamo figli di uno stesso Padre, una cosa sola con Lui.
E il regno dei cieli è già qui, siamo a casa.
sr Maria Elena